State per leggere un editoriale un po’ noioso e me ne scuso. Mi piacerebbe in realtà dedicare le mie poche righe solo agli articoli che pubblichiamo su questo numero: sono tutti densi, importanti, ben scritti. Ci sarebbero molte considerazioni da fare.

Ma non posso.

C’è una priorità che scaturisce dal particolarissimo frangente in cui la nostra rivista si trova: quello della barca in mare aperto, quello di una navigazione che incontra onde spumeggianti piene di promesse ma anche ostacoli prevedibili e fatiche impreviste.

L’editoria è, a modo suo, un mondo antico e strutturato. Niente è semplice. C’è una burocrazia micidiale anche nei rapporti commerciali, moduli su moduli da compilare… E il web, con le copie digitali – forse l’innovazione maggiore che stiamo offrendo ai lettori – ecco, è davvero un piccolo medioevo tecnologico. Nutro un’ammirazione sconsiderata per chi ancora immagina e racconta che si tratti di una grande prateria dove la corsa può essere libera, anzi persino un po’ sfrenata.

Non diciamo sciocchezze. È una realtà piena di codici, di insidie, di astuzie, di scommesse, di regole da ottemperare per essere adeguati e rispettabili (o almeno per non prendere la multa). È stato particolamente salvifico il supporto di un validissimo programmatore, Mauro Corbetta, che qui pubblicamente vorrei ringraziare.

Ma in generale, a dispetto delle magniloquenti retoriche che circolano, mi sta capitando sempre più spesso di pensare che la vera, e in qualche misura denegata, ricchezza della Rete è solo il suo capitale umano. Le persone, le loro curiosità, il loro bisogno di sapere. Le ingenuità, anche. Tutte caratteristiche che mi piace pensare siano alla base anche della lettura di Prometeo. Una rivista che da sempre cerca di cogliere i nodi (e gli snodi) dello sviluppo culturale, quei percorsi che arrivano alla confluenza di più traiettorie, mescolandone linguaggi e dottrine oggi più che mai. Per questo, come contributo dovuto al nostro tempo, qualche mese fa abbiamo deciso di affiancare alla storica rivista cartacea anche l’edizione digitale e in inglese. Prometeo come sempre poggia la sua esistenza sui lettori, in modo particolare su quelli abbonati. E per questo, a costo di perseverare nell’editoriale noioso (vedi sopra), prego chiunque di dedicare due minuti alla pagina 171, la terza di copertina. È stata concepita come un annuncio di estrema semplicità e pulizia, si limita ad elencare le diverse possibilità per sottoscrivere un abbonamento a Prometeo – che comunque continuerà anche a essere distribuito in un certo numero di edicole italiane e in alcune librerie, le informazioni dettagliate sono reperibili sul sito www.prometeoliberato.com. Del numero di questo giugno 2024, il 166 della nostra storia, il primo della nostra compiuta autonomia aziendale, mi limito a dire solo questo: abbiamo avuto tre forme concomitanti di coraggio. Un’apertura con l’intensa vicenda di Maria di Francia e del primo femminismo medievale. Una commemorazione molto politica di Giacomo Matteotti per non permettere che il suo pur tragico assassinio ne possa oscurare la statura militante. Infine, una critica scientifica e autorevole alla deterrenza, cioè a un tema massimamente divisivo in questo nostro infelice presente dai queruli venti di guerra.

Buona lettura a tutte e tutti.

Gabriella Piroli